Due modi di interpretare i coin flip
16 luglio 2008
Il poker è un gioco fatto di scelte. Alcune decisioni sono facili da prendere mentre altre richiedono un ragionamento profondo. L’aspetto unico di questo gioco è proprio il fatto che non esiste un modo o una strategia per vincere una qualsiasi mano: dipende da te e dal percorso che decidi di seguire...
Fatta questa premessa, abbiamo chiesto a Howard Lederer e Chris Ferguson, membri del team Full Tilt, di spiegarci una delle decisioni più difficili da prendere nel poker: il coin flip. Ecco due modi d’interpretare questa decisione:
Chris:
Nella maggior parte dei casi, cerco sempre di evitare una situazione tipo coin flip. È sempre sbagliato prendere una decisione che abbia un EV negativo (negative expected value), ed è per questo motivo che puoi facilmente passare mani come A-K se sei sicuro che il tuo avversario ha una coppia alta, come Jack o Donne. Alcuni giocatori sono disposti a rischiare un con flip –EV all’inizio di un grosso torneo per aumentare le proprie chips. Questa non è la decisiona giusta a meno che non devi prendere in fretta l’aereo per tornare a casa.
Naturalmente, ci possono essere delle situazioni in cui giocarsi il coin flip può essere la decisione giusta. Per esempio, se pensi che il tuo avversario sia un giocatore migliore di te, allora optare per un coin flip può essere giusto. Se pensi che il tuo avversario sia più forte e possa dominarti dopo il flop, giocarsi il coin flip può essere una strategia da seguire.
Allo stesso modo, è giusto provare a vincere con un coin flip contro un giocatore che pensa di essere più forte di te. Con svariati rilanci, puoi metterlo sotto pressione e puoi creare una situazione nella quale lui vuole evitare di giocarsi la partita con un coin flip. Se pensa di essere un giocatore superiore, vorrà sicuramente evitare questo tipo di situazione e passerà fino a quando non pensa di essere veramente più forte al flop. Può pensare di essere un miglior giocatore, ma se lo metti sotto pressione, potrebbe uscirne sconfitto.
Howard:
Penso che molti giocatori cercano troppo spesso di evitarli, soprattutto dopo che la maggior parte delle loro chips sono nel piatto. Se ci sono 1.000 chips nel piatto e se devi mette le tue ultime 500 chips per vedere, stai facendo un investimento alla quota di 2-1. Molto spesso i giocatori vogliono evitare queste situazioni però è sbagliato. 2-1 in un coin flip è ottimo anche se hai il 48% di probabilità di vittoria.
Quando hai A-K e pensi che il tuo avversario possa avere coppia d’assi o re, allora mettere le tue chips nel piatto non è la mossa giusta. Ma allo stesso modo, quando sei sul 2-1 per le chips che hai messo, penso che sia giusto provarci. È abbastanza grave quando hai una coppia di Jack e non sei disposto al coin flip contro A-K ed alla fine il tuo avversario fa vedere una coppia di 9.
Spesso vediamo il più classico dei coin flip con A-K contro una coppia di donne. Ma non dimentichiamoci di tutte le volte che hai A-K ed il tuo avversario ha A-Q, quindi il tuo avversario ha una mano dominata.
Ci sono naturalmente altre situazioni quando non vuoi andare in coin flip. Non è una buona idea quando per esempio hai molte più chips del tuo avversario. Più vantaggi hai rispetto al tuo avversario, minore è la ncessità di andare in coin flip. Questa situazione può essere evitata non mettendo troppe chips nel piatto ed aspettando il flop per avere la meglio sul tuo avversario.
Come puoi vedere, non c’è un unico approccio alle situazioni di coin flip. Ci sono sempre diverse interpretazioni.
Buon Natale e Buone Feste!!!
LuckyAcePoker
World Series for Cocker 2009
Expo canina
I BAD BEAT CAPITANO A TUTTI , ANCHE AI MIGLIORI. MA PERCHE'? PROPRIO A ME SIGH?
Tornei Multitavolo No-Limits , strategia del Cocker opps!!! Poker.
Tornei Multi-Tavolo No-LimitSTRATEGIA DEL POKERLa popolarità dei tornei di no-limit hold'em sta avendo un boom enorme. Alimentata dalle WSOP (World Series of Poker) e dal World Poker Tour, molte persone sono intrigate da queste competizioni e partecipano per la chance di vincere un "grosso malloppo". Infatti, la maggior parte del no-limit hold'em è giocata in torneo di questi tempi.I tornei di no-limit hold'em hanno una varianza pazzesca, più delle partite di no-limit a soldi. Questo succede perchè verso la fine del torneo, la maggior parte delle chips viene spinta nel piatto in azioni preflop con probabilità simili al lancio di una monetina. Per esempio, AK contro una coppia in mano, è una sfida molto ma molto comune nelle fasi finali di un torneo.Non sto dicendo che non dovreste giocare i tornei di no-limit, ma perfavore non pensate che questi tornei siano solo bravura e niente fortuna. La famosa frase del film Rounders "Le solite cinque persone fanno il final table delle WSOP ogni anno", è l'esatto opposto della verità. Dovete essere fortunati per vincere un torneo di no-limit, poichè dovrete vincere un mucchio di scontri coin-flip (con le probabilità di vittoria simili al 50%).Fasi inizialiQuesta predica è abbastanza per quanto riguarda i tornei no-limit. In termini di strategia, i tornei no-limit sono molto diversi dalle partite no-limit a soldi. Semplicemente non potete bleffare così tanto, poichè gli stacks della gente tendono ad essere più piccoli in relazione alla grandezza del piatto. Inoltre, dato che la quantità di chips che potreste vincere da un bluff è molto meno della quantità di chips che potreste perdere, bleffare perde molto del suo "valore".Ora, molti di voi potranno essere confusi. Supponiamo che voi bluffate su un piatto da 1,000 chips, con 1,000 chips, e pensate di avere una chance del 50-60% di riuscire nell'intento. Molti di voi penserebbero che vale la pena prendersi questo rischio. Comunque, quelle 1,000 chips che vincete hanno un valore inferiore alle 1,000 chips che potete perdere. Se avete uno stack di 2,000 chips, perderne 1,000 ha un valore molto più negativo che il valore positivo di andare fino a 3,000. Le 1,000 chips non rappresentano denaro. L'unico valore monetario in un torneo è perdere tutte le chips, o vincerle tutte (e perderle tutte è più importante poichè vincerete un premio se le perderete tutte solo nelle fasi finali del torneo). Perdere quelle 1,000 chips vi taglia a metà le possibilità, ma vincere quelle 1,000 non vi da la stessa possibilità di vittoria.Questo non è per denotare che possiate semplicemente lasciare la vostra via ai premi. I bui vi mangeranno vivi. Dovete vincere dei piatti così da non rimanere buttati fuori la maggior parte delle volte. Verso la fine del torneo, potete pensare di vincere piatti per poter vincere l'intero torneo. Comunque, la maggior parte delle volte dovete vincere dei piatti semplicemente per non perdere!Invece, nelle parti iniziali del torneo, dovreste evitare di azzardare troppo. Generalmente, il quantitativo di chips che vincete, non vale il rischio dell'azzardo. Se potete vedere il flop economicamente, con dei suited connectors o se qualcuno va all in e voi avete A A, di certo fatelo. Comunque, io non suggerirei di fare dei bluff facendo all-in. Nelle fasi iniziali, volete vincere un piatto enorme, ma solo perchè avete la mano migliore in assoluto. Inquadrate un giocatore incapace, e fatevi pagare da lui.Fasi intermedieVerso la metà del torneo, avete bisogno di cambiare marcia. Dal momento che i bui diventano più grandi, rubare i bui vi aiuterà a rimanere in vita. Qui il concetto di "distacco" diventa più importante. Serve una mano meno forte che di solito per poter rilanciare e rubare il buio, ma una mano più forte del solito per chiamare un rilancio. Le fasi intermedie introducono il concetto di "metodo di sopravvivenza".Ancora, la maggior parte delle volte, cercherete semplicemente di sopravvivere e incrementare il vostro stack passo dopo passo nelle fasi intermedie. Volete evitare di confrontarvi senza la mano più forte, e semplicemente prendere qualche piccolo piatto senza essere ostacolati.Comunque, se avete uno stack di chips grande, dovreste avvantaggiarvi di questa modalità di sopravvivenza. Prendete il controllo della partita rilanciano e mettendo di frequenza le altre persone in condizione di dover prendere una decisione che riguarda tutte le loro chips. Dopo tutto, se vanno all-in, loro rischiano tutto, al contrario di te che puoi anche perdere il piatto e continuare comunque a combattere. Comunque, non fatelo troppo spesso. Rubate qualche piatto, ma non siate troppo ovvi da farvi chiamare dalle persone con la coppia più alta o addirittura la seconda coppia. Inoltre, non fatelo contro i giocatori davvero incapaci. Loro chiameranno con qualsiasi cosa.Fasi finaliVerso la fine del torneo, le decisioni "flip coin" diventano davvero importanti. Frequentemente, i bui sono talmente alti che ha senso per un giocatore con un piccolo o moderato stack, andare all in preflop. Generalmente, quando voi andate all-in, volete possedere un Asso con un buon kicker, o una coppia in mano. Se avete un Asso ed un buon kicker, siete in vantaggio contro tutte le mani che non sono coppie, e potete anche dominare qualcuno. Se avete una coppia in mano, siete in leggero vantaggio rispetto a tutte le mani non accoppiate, e in enorme vantaggio o svantaggio contro le altre coppie in mano (dipende da chi ha la coppia più alta).Generalmente, se avete all'incirca una di queste mani, è meglio se puntate tutto preflop. Questo perchè, quando avete un piccolo stack, non potete sopportare di dover pagare ancora i bui. Una volta che il flop viene distribuito, non è detto che le chance vadano per il verso giusto. Invece puntando tutte le vostre chips preflop, avete in aggiunta la possibilità di rubare i bui senza rischiare di dover affrontare qualcuno, e magari venire bluffato e costretto a lasciare il piatto
Poker Cat
Tipi di giocatore.
Ogni giocatore ha un suo stile, è praticamente impossibile trovarne due identici.Ciononostante, in qualche modo si puo raggrupparli in diverse tipologie. Il "pro" americano Ken Buntjer, nel suo libro "Il segreto per vincere nei tornei di poker", cataloga i rounder con nomi di animali.Esempi: il somaro è un amatore destinato a subire le giocate altrui; il camaleonte è un rounder intelligente, capace di adattarsi a tutte le occasioni; il leone è un professionista molto aggressivo; l'alligatore è il pro che ha raggiunto il massimo livello: ha in se l'aggressività del leone e l'intelligenza del camaleonte.Qui ci limiteremo a identificare dei gruppi "universali", di largo uso comune, che hanno una definizione gergale in inglese.
Calling StationUno così lo vorreste trovare a ogni tavolo. E' un tipo curioso e anche se le sue carte non brillano, tende a vedere la mano. Nello stesso tempo però è prudente e non si arrischia a rilanciare anche quando ha un punto buono in mano. Non è per nulla strategico, fa sempre check o call, per questo viene chiamato calling station (in italiano suona male letteralmente, stazione chiamante, ma rende bene l'idea di uno sempre presente ma fermo, con poca azione).Trovare un avversario che rilancia molto raramente è una festa. Non mette mai pressione, e quando lo fa, sappiamo che è fortissimo, dunque è il caso di andarsene. In più, magari viene a vedere i nostri rilanci con poco: qualche volta azzeccherà il flop o il river fortunato, ma la maggior parte delle volte regalerà le sue fiches.
TightIl giocatore tight (chiuso, conservativo), lo dice la parola stessa, è quello che vedrete poche volte entrare in una mano, ma quando partecipa si fa sentire. E' quello che aspetta le carte buone per giocare, ma quando le ha diventa protagonista dell'azione, puntando e rilanciando. Si tratta di un buon giocatore, ha assimilato i concetti dell'hold'em. Contro di lui, bisogna stare attenti: rispettare i suoi bet e soprattutto i suoi raise. Nove volte su dieci avrà carte buone in mano. Inutile andare a cercare la decima volta, l'improbabile bluff. Un difetto del rounder tight? E' abbastanza prevedibile e, di solito, a sua volto rispettoso delle puntate altrui. Se non punta, potete rischiare il bluff. Normalmente ve lo concederà, perché senza un punto forte non andrà a cercare guai.
LooseIl giocatore loose (aperto) è l'esatto contrario del tight. Lui entra in molti piatti, ha appetito di carte ed è molto curioso.Ha l'idea che almeno il flop bisogna vederlo per valutare le carte e se ha fatto il punticino è difficile mandarlo via. A differenza del calling station, che se non si sente forte a un certo punto abbandona, lui ha piu coraggio e rilancia pure. Va da sé che è controproducente tentare di fare un bluff contro questi rounder, non li comprendono. Bisogna essere corazzati e puntare forte.
Loose aggressiveL'aggiunta dell'aggettivo "aggressivo" è abbastanza chiara: questo tipo di giocatore entra spesso in gioco e quando lo fa non sta in "stand by": che scendano o no le sue carte lui punterà e rilancerà. Attenzione: questo di solito è un buon giocatore, che ha deciso di fare dell'aggressività la sua strategia. Una strategia che contempla di perdere magari dei piatti sostaziosi, per essere stato troppo aperto in qualche mano dove il duellante era attrezzato. Ma di vincerne altrettanti, magari di più, anche quando si è più deboli perche il rivale non se l'è sentita di seguire. Dunque vi metterà sempre pressione con i suoi continui raise, e voi avrete sempre il dubbio: ma stavolta ce l'ha il punto o no? E quando l'avrà, il punto forte, di solito il loose aggressive ne ricaverà il massimo, perche gli avversari tendono a vederlo, conoscendo il suo gioco, anche con combinazioni medio-forti. Sconsigliamo di giocare in questo modo almeno fino a quando nona vrete alle spalle diversi anni d'esperienza ai tavoli: è il modo più difficile per affrontare una partita.
ManiacIl maniaco è la scheggia impazzita del loose aggressive. Qualsiasi carta per lui puo diventare oro, e pensa che mettere sotto gli avversari psicologicamente sia l'unica arma vincente nell'hold'em. Dunque rilancia in continuazione, davvero quasi ogni mano, sia che abbia buone cards, sia brutte, sia se vuole bluffare. E' molto fastidioso avere seduto al vostro tavolo questo tipo di giocatore, perche non sai mai cos'abbia in mano, dato che la sua strategia è sempre la stessa: caricare a testa bassa. Però avete una buon arma per contrastarlo: mettervi quieti quieti, dimenticarvi della giusta aggressività, fargli vincere più piatti con poche fiches, ma appena arriva la grande occasione dargli una bella bastonata. E lui diventerà di colpo un po' meno maniac.
Calling StationUno così lo vorreste trovare a ogni tavolo. E' un tipo curioso e anche se le sue carte non brillano, tende a vedere la mano. Nello stesso tempo però è prudente e non si arrischia a rilanciare anche quando ha un punto buono in mano. Non è per nulla strategico, fa sempre check o call, per questo viene chiamato calling station (in italiano suona male letteralmente, stazione chiamante, ma rende bene l'idea di uno sempre presente ma fermo, con poca azione).Trovare un avversario che rilancia molto raramente è una festa. Non mette mai pressione, e quando lo fa, sappiamo che è fortissimo, dunque è il caso di andarsene. In più, magari viene a vedere i nostri rilanci con poco: qualche volta azzeccherà il flop o il river fortunato, ma la maggior parte delle volte regalerà le sue fiches.
TightIl giocatore tight (chiuso, conservativo), lo dice la parola stessa, è quello che vedrete poche volte entrare in una mano, ma quando partecipa si fa sentire. E' quello che aspetta le carte buone per giocare, ma quando le ha diventa protagonista dell'azione, puntando e rilanciando. Si tratta di un buon giocatore, ha assimilato i concetti dell'hold'em. Contro di lui, bisogna stare attenti: rispettare i suoi bet e soprattutto i suoi raise. Nove volte su dieci avrà carte buone in mano. Inutile andare a cercare la decima volta, l'improbabile bluff. Un difetto del rounder tight? E' abbastanza prevedibile e, di solito, a sua volto rispettoso delle puntate altrui. Se non punta, potete rischiare il bluff. Normalmente ve lo concederà, perché senza un punto forte non andrà a cercare guai.
LooseIl giocatore loose (aperto) è l'esatto contrario del tight. Lui entra in molti piatti, ha appetito di carte ed è molto curioso.Ha l'idea che almeno il flop bisogna vederlo per valutare le carte e se ha fatto il punticino è difficile mandarlo via. A differenza del calling station, che se non si sente forte a un certo punto abbandona, lui ha piu coraggio e rilancia pure. Va da sé che è controproducente tentare di fare un bluff contro questi rounder, non li comprendono. Bisogna essere corazzati e puntare forte.
Loose aggressiveL'aggiunta dell'aggettivo "aggressivo" è abbastanza chiara: questo tipo di giocatore entra spesso in gioco e quando lo fa non sta in "stand by": che scendano o no le sue carte lui punterà e rilancerà. Attenzione: questo di solito è un buon giocatore, che ha deciso di fare dell'aggressività la sua strategia. Una strategia che contempla di perdere magari dei piatti sostaziosi, per essere stato troppo aperto in qualche mano dove il duellante era attrezzato. Ma di vincerne altrettanti, magari di più, anche quando si è più deboli perche il rivale non se l'è sentita di seguire. Dunque vi metterà sempre pressione con i suoi continui raise, e voi avrete sempre il dubbio: ma stavolta ce l'ha il punto o no? E quando l'avrà, il punto forte, di solito il loose aggressive ne ricaverà il massimo, perche gli avversari tendono a vederlo, conoscendo il suo gioco, anche con combinazioni medio-forti. Sconsigliamo di giocare in questo modo almeno fino a quando nona vrete alle spalle diversi anni d'esperienza ai tavoli: è il modo più difficile per affrontare una partita.
ManiacIl maniaco è la scheggia impazzita del loose aggressive. Qualsiasi carta per lui puo diventare oro, e pensa che mettere sotto gli avversari psicologicamente sia l'unica arma vincente nell'hold'em. Dunque rilancia in continuazione, davvero quasi ogni mano, sia che abbia buone cards, sia brutte, sia se vuole bluffare. E' molto fastidioso avere seduto al vostro tavolo questo tipo di giocatore, perche non sai mai cos'abbia in mano, dato che la sua strategia è sempre la stessa: caricare a testa bassa. Però avete una buon arma per contrastarlo: mettervi quieti quieti, dimenticarvi della giusta aggressività, fargli vincere più piatti con poche fiches, ma appena arriva la grande occasione dargli una bella bastonata. E lui diventerà di colpo un po' meno maniac.
PERCHE' GIOCARE A POKER?
Forse perchè sono un cocker?
Il poker è un gioco di abilità, è un gioco competitivo con un grande valore ricreativo e qualsiasi giocatore può sconfiggere anche un giocatore più bravo in poco tempo. Si tratta di un gioco che si basa sulla bravura, la tecnica, la strategia -come può essere una partita di scacchi- e in cui la fortuna conta poco, a differenza di come molti possono pensare.
Soprattutto nelle partite "senza limiti" si possono vincere molti soldi, ma in seguito a qualche mano sfavorevole è anche possibile perdere una considerevole quantità di denaro. Sulla base di queste considerazioni ci si può chiedere, quindi, quali possono essere le motivazioni che spingono una persona a giocare a poker anche per molte ore consecutive. Le aspirazioni e le valutazioni emozionali improntano le percezioni e le sequenze mentali, guidano l'azione e l'apprendimento. La "motivazione", definita come l'eccitazione incanalata nelle azioni e utile ai fini di queste ultime, va considerata in questo senso come una grandezza quantitativa, come la quantità di energia insita in un'attività. Si può tentare di dedurre la motivazione e l'energia di un'attività da fenomeni quali la forza di volontà, la disponibilità all'impegno e la concentrazione sul compito. In questo senso, la motivazione è diretta a dei fini e l'energia che s'accompagna ad essa si scarica nel perseguire questi fini -come può essere il giocare nel miglior modo possibile per vincere una partita. In altri termini si indirizza la propria eccitazione su un compito e su un fine attraverso l'organizzazione dell'eccitazione stessa. Si è fatto riferimento al concetto di eccitazione; ma cosa significa? La motivazione e con essa anche l'emozione comportano parimenti un'eccitazione psicofisiologica detta anche "attivazione". In modo specifico, l'incremento dell'eccitazione interna (che può verificarsi in seguito ad eventi o vissuti soggettivi), diventa evidente nell'esperire soggettivo, nell'espressione verbale, nell'espressione non verbale, nell'attività visibile (attenzione) e nell'attività fisiologica. E tale eccitazione psicofisiologica rilevabile è detta anche attivazione. Tutte queste motivazioni sono sia innate quanto legate ad esperienze ed includono anche le previsioni. Le motivazioni sono sempre relazionali, cioè tengono conto della presenza degli altri e si articolano in un gioco interpersonale e continuo di strategie comunicative. L'insieme delle nostre motivazioni crea situazioni complesse di compromesso fra due modalità, o tendenze, che si possono definire "modalità della competizione" e "modalità della cooperazione". Infatti, i due principali sistemi motivazionali sono, secondo questo modello, in primo luogo quello interpersonale, cooperativo e socializzante dell'"attaccamento-affiliazione" ed in secondo luogo quello "esplorativo ed assertivo". Tali principali motivazioni personali fanno parte di sistemi interpersonali particolari, i quali si caratterizzano come sistemi di mediazioni. In moltissimi casi e nella maggior parte delle esperienze di vita quotidiana vi sono mille occasioni per non armonizzare. L'individuo utilizza gli altri e si può osservare che a volte li utilizza nella competizione, cioè prevalendo su di loro. Ed il poker è un gioco competitivo. Al contrario di quanto avviene nella cooperazione, nella competizione l'altro (gli avversari) è in linea di principio un nemico in quanto ha un interesse ad agire contro di me. In questo caso il rischio è quello di soccombere alle esigenze dell'altro il quale ha un interesse diverso dal mio. Queste situazioni (sia di cooperazione che competizione) vengono definite "giochi". E' possibile distinguere i 1-"giochi a somma non-zero" (quelli in cui, cioè, si ha una mescolanza di rivalità e di cooperazione) e 2-quelli "a somma zero" che, al contrario, sono quelli in cui il premio da raggiungere e per cui competere è determinato e fisso. Qui la vittoria dell'uno consiste nella sconfitta dell'altro. Il poker è, appunto, un gioco a somma zero poiché vince chi riesce a togliere di più agli altri. Bisogna sottolineare il fatto che vi sono alcuni giochi a somma zero in cui la rivalità tende ad essere "pura". Sicuramente, come nel caso del poker, si possono seguire certe "regole del gioco", ma in ogni caso non ci si guadagna nulla a cooperare. In pratica ho il vantaggio massimo solo se tu perdi tutto. Seguendo l'originaria classificazione delle motivazioni di Lichtenberg J., noi possiamo distinguere, negli esseri umani, cinque grandi "sistemi motivazionali": le esigenze fisiologiche, l'assertività individuale e la soddisfazione del conoscere, l'avversione e l'aggressività, il piacere sensuale e l'attaccamento-affiliazione. Le motivazioni all'attaccamento pervadono tutta la vita sociale di ognuno di noi: sia su un piano più privato, nei legami di solidarietà e di amicizia, sia anche nelle forme più "allargate" di cooperazione, come nel lavoro o la politica. L'amicizia, ad esempio, è una variante dell'attaccamento. Questa è la ragione maggiore che sta dietro alla tradizionale partita casalinga. A molti amici piace giocare a carte e molte persone diventano amici proprio al tavolo da poker. Del resto, in quanto umani noi siamo esseri sociali e, quindi, in un certo senso, siamo tutti "dipendenti" dalla socialità e dalle nostre relazioni affettive. Naturalmente, se questa è una delle maggiori ragioni per cui alcune persone vogliono giocare, è preferibile stare nei limiti bassi, dove le partite sono più divertenti ed amichevoli e dove la competizione è sicuramente ridotta al minimo.
Si può affermare, quindi, che la maggior parte delle persone gioca a poker per divertimento, ma alcuni lo fanno anche per vincere molti soldi tramite esso. Di sicuro, queste persone sono poche, non tutti possono fare molti soldi con il poker; pur tuttavia, il desiderio di vincere di più è sicuramente una ragione ulteriore per incrementare le proprie conoscenze, abilità e strategie al poker.
Nel corso dell'esistenza individuale, infatti, l'assertività tende a separarsi dalla curiosità conoscitiva per legarsi invece, maggiormente alla valorizzazione di sé, al desiderio di aumentare le proprie capacità, ad investire in progetti ed anche al bisogno di mettersi alla prova. Quest'ultimo bisogno si lega spesso alla ricerca di attività rischiose, ed è ben risaputo che tra le doti principali che fanno di un giocatore di poker un professionista, vi è una corretta e chiara comprensione del rischio versus la ricompensa.
Il poker è un gioco di abilità, è un gioco competitivo con un grande valore ricreativo e qualsiasi giocatore può sconfiggere anche un giocatore più bravo in poco tempo. Si tratta di un gioco che si basa sulla bravura, la tecnica, la strategia -come può essere una partita di scacchi- e in cui la fortuna conta poco, a differenza di come molti possono pensare.
Soprattutto nelle partite "senza limiti" si possono vincere molti soldi, ma in seguito a qualche mano sfavorevole è anche possibile perdere una considerevole quantità di denaro. Sulla base di queste considerazioni ci si può chiedere, quindi, quali possono essere le motivazioni che spingono una persona a giocare a poker anche per molte ore consecutive. Le aspirazioni e le valutazioni emozionali improntano le percezioni e le sequenze mentali, guidano l'azione e l'apprendimento. La "motivazione", definita come l'eccitazione incanalata nelle azioni e utile ai fini di queste ultime, va considerata in questo senso come una grandezza quantitativa, come la quantità di energia insita in un'attività. Si può tentare di dedurre la motivazione e l'energia di un'attività da fenomeni quali la forza di volontà, la disponibilità all'impegno e la concentrazione sul compito. In questo senso, la motivazione è diretta a dei fini e l'energia che s'accompagna ad essa si scarica nel perseguire questi fini -come può essere il giocare nel miglior modo possibile per vincere una partita. In altri termini si indirizza la propria eccitazione su un compito e su un fine attraverso l'organizzazione dell'eccitazione stessa. Si è fatto riferimento al concetto di eccitazione; ma cosa significa? La motivazione e con essa anche l'emozione comportano parimenti un'eccitazione psicofisiologica detta anche "attivazione". In modo specifico, l'incremento dell'eccitazione interna (che può verificarsi in seguito ad eventi o vissuti soggettivi), diventa evidente nell'esperire soggettivo, nell'espressione verbale, nell'espressione non verbale, nell'attività visibile (attenzione) e nell'attività fisiologica. E tale eccitazione psicofisiologica rilevabile è detta anche attivazione. Tutte queste motivazioni sono sia innate quanto legate ad esperienze ed includono anche le previsioni. Le motivazioni sono sempre relazionali, cioè tengono conto della presenza degli altri e si articolano in un gioco interpersonale e continuo di strategie comunicative. L'insieme delle nostre motivazioni crea situazioni complesse di compromesso fra due modalità, o tendenze, che si possono definire "modalità della competizione" e "modalità della cooperazione". Infatti, i due principali sistemi motivazionali sono, secondo questo modello, in primo luogo quello interpersonale, cooperativo e socializzante dell'"attaccamento-affiliazione" ed in secondo luogo quello "esplorativo ed assertivo". Tali principali motivazioni personali fanno parte di sistemi interpersonali particolari, i quali si caratterizzano come sistemi di mediazioni. In moltissimi casi e nella maggior parte delle esperienze di vita quotidiana vi sono mille occasioni per non armonizzare. L'individuo utilizza gli altri e si può osservare che a volte li utilizza nella competizione, cioè prevalendo su di loro. Ed il poker è un gioco competitivo. Al contrario di quanto avviene nella cooperazione, nella competizione l'altro (gli avversari) è in linea di principio un nemico in quanto ha un interesse ad agire contro di me. In questo caso il rischio è quello di soccombere alle esigenze dell'altro il quale ha un interesse diverso dal mio. Queste situazioni (sia di cooperazione che competizione) vengono definite "giochi". E' possibile distinguere i 1-"giochi a somma non-zero" (quelli in cui, cioè, si ha una mescolanza di rivalità e di cooperazione) e 2-quelli "a somma zero" che, al contrario, sono quelli in cui il premio da raggiungere e per cui competere è determinato e fisso. Qui la vittoria dell'uno consiste nella sconfitta dell'altro. Il poker è, appunto, un gioco a somma zero poiché vince chi riesce a togliere di più agli altri. Bisogna sottolineare il fatto che vi sono alcuni giochi a somma zero in cui la rivalità tende ad essere "pura". Sicuramente, come nel caso del poker, si possono seguire certe "regole del gioco", ma in ogni caso non ci si guadagna nulla a cooperare. In pratica ho il vantaggio massimo solo se tu perdi tutto. Seguendo l'originaria classificazione delle motivazioni di Lichtenberg J., noi possiamo distinguere, negli esseri umani, cinque grandi "sistemi motivazionali": le esigenze fisiologiche, l'assertività individuale e la soddisfazione del conoscere, l'avversione e l'aggressività, il piacere sensuale e l'attaccamento-affiliazione. Le motivazioni all'attaccamento pervadono tutta la vita sociale di ognuno di noi: sia su un piano più privato, nei legami di solidarietà e di amicizia, sia anche nelle forme più "allargate" di cooperazione, come nel lavoro o la politica. L'amicizia, ad esempio, è una variante dell'attaccamento. Questa è la ragione maggiore che sta dietro alla tradizionale partita casalinga. A molti amici piace giocare a carte e molte persone diventano amici proprio al tavolo da poker. Del resto, in quanto umani noi siamo esseri sociali e, quindi, in un certo senso, siamo tutti "dipendenti" dalla socialità e dalle nostre relazioni affettive. Naturalmente, se questa è una delle maggiori ragioni per cui alcune persone vogliono giocare, è preferibile stare nei limiti bassi, dove le partite sono più divertenti ed amichevoli e dove la competizione è sicuramente ridotta al minimo.
Si può affermare, quindi, che la maggior parte delle persone gioca a poker per divertimento, ma alcuni lo fanno anche per vincere molti soldi tramite esso. Di sicuro, queste persone sono poche, non tutti possono fare molti soldi con il poker; pur tuttavia, il desiderio di vincere di più è sicuramente una ragione ulteriore per incrementare le proprie conoscenze, abilità e strategie al poker.
Nel corso dell'esistenza individuale, infatti, l'assertività tende a separarsi dalla curiosità conoscitiva per legarsi invece, maggiormente alla valorizzazione di sé, al desiderio di aumentare le proprie capacità, ad investire in progetti ed anche al bisogno di mettersi alla prova. Quest'ultimo bisogno si lega spesso alla ricerca di attività rischiose, ed è ben risaputo che tra le doti principali che fanno di un giocatore di poker un professionista, vi è una corretta e chiara comprensione del rischio versus la ricompensa.
Poker Strategy
Come indurre un Cocker al tilt!
Come indurre un giocatore al Tilt
Probabilmente il modo più facile per indurre al TILT l'avversario è scoppiargli una premium hand con cartacce. A me personalmente piace giocare carte suited con gap in late position. Se riesci a spezzare A-A con una mano tipo 4-6 manderà la maggior parte dei giocatori in tilt, specialmente se avete chiamato un raise pre-flop. Se centrate con forza il flop con cartacce sul board, sarà difficile per la maggior parte dei giocatori andarsene con over pair o con la top pair/top kicker. Se siete abbastanza fortunati nell'eliminare un giocatore in questa maniera ,sperate che voglia ricaricare. Eliminare una premium hand con spazzatura può anche fare andare in tilt altri giocatori al tavolo. Mostrate un bluff. Non è qualcosa che faccio spesso. Ma può essere efficace contro l'avversario giusto. Come qualcuno che va facilmente in tilt.Rilanciare o controrilanciare molte mani. Ciò crea azione al tavolo. Ogni volta che un barbaro aggressivo si siede e rilancia costantemente, innervosisce il tavolo. A nessuno piace spingere troppo.Un altro trucco divertente è usare lo slider per decidere le tue puntate. I giocatori sono abituati a vedere rilanci standard tipo 3-4x pre-flop. Usate lo slider per effettuare strane puntate e rilanciare. Per esempio, siete ad un tavolo cash 1 / 2 NL su MPPoker e uscite con un raise pre-flop con 4.26. Alcuni giocatori non sapranno come leggere questo tipo di puntata. Invece di rilanciare con una buona mano, potrebbero limitarsi solo al call e vedere cosa fate al flop. Scoprirete che i giocatori si stancheranno di quello che state facendo ed inizieranno a rispondere alle vostre giocate. Che è esattamente quello che volete quanto avete una mano reale.Le mosse stupide sono particolarmente utili per indurre al tilt. I raise minimi sembrano davvero innocui. Ma se lo fate frequentemente, potrebbe iniziare a dare fastidio agli altri. Ecco un modo divertente per mischiare le cose. Vi ritrovate con K-K under the gun (UTG) e fate un raise minimo. Quattro giocatori chiamano la tua puntata. Visto che nessuno ha mostrato forza pre-flop, il giocatore sul bottone controrilancia. Fategli un ulteriore mini-controrilancio! Gli sarà dura lasciare dopo aver mostrato forza pre-flop e potrebbe anche spingere in all-in. E' lo scenario perfetto. Questa giocata funziona bene se avete già fatto dei mini-raise in precedenza.Fate però attenzione a tutte queste giocate. Ricordate, il titolo di questo articolo è “Come indurre un giocatore al Tilt”. Questi sono solo alcuni modi per variare un pò il vostro gioco e far si che gli altri giocatori non riescano ad inquadrarvi.
Con la Birba meglio non farlo perchè mi riempie il tartufo di graffi, meglio on line è più sicuro.
Jennifer
I pokeristi on-line giovani e laureati.
I pokeristi on-line giovani e laureati uscito su Metro il 21/04/2008Neo-laureati, giovanissimi, diplomati e con un lavoro fisso: è l’identikit di chi abitualmente scommette online, chi non sa staccarsi dal poker elettronico, chi impiega ore e ore incollato al pc per poter giocare investendo soldi.
Il dato emerge da una ricerca di Nomisma che sottolinea tra l’altro il ruolo dell’Italia nel contesto europeo: siamo un Paese di santi, navigatori e scommettitori. Secondo la ricerca, gran parte dei giovani che realizzano scommesse on line è in possesso di un titolo di licenza media superiore o di un diploma di laurea (74%). E si tratta di giovanissimi: hanno tutti al massimo 26 anni e sono già laureati. Solo l’8% ha invece concluso il proprio percorso scolastico al raggiungimento della licenza media inferiore. Il 43% degli scommettitori online è studente.Una crescita che non dà segnali d’arresto quella del mercato dei giochi in Italia. Dal 2003, anno in cui sono stati introdotti gli apparecchi da intrattenimento (come i videopoker nei bar) siamo diventati il secondo mercato dell’Unione Europea. E proprio queste “macchinette da gioco” hanno avuto dal 2003 al 2007 un incremento di fatturato pari al 4.947%. Il rapporto Nomisma è su fonte Aams (amministrazione dei monopoli di Sta-to), che per l’occasione ha strutturato un team di ricerca che prende il nome di Osservatorio “Gioco& Giovani”.I giovani che scommettono online hanno spesso la laurea, o comunque il diploma. Tra chi invece ha già un lavoro, numerosi sono gli impiegati (19%), i liberi professionisti (11%) e gli operai (10%). Marginale è la quota di coloro che si dichiarano in cerca di occupazione (3%). Chi scommette on line è spesso protagonista anche di altre forme di gioco. Nel 2007, il 59% degli utenti on line ha giocato almeno una volta al Superenalotto, il 61% ha giocato al “Gratta & Vinci”, una quota molto elevata se si pensa che tale propensione si ferma al 50% considerando l’intero universo degli scommettitori on line. I giovani si distinguono anche per la maggiore attrazione suscitata dal Bingo: il 29% ha provato questa tipologia di gioco nel 2007.
Al contrario, nel mondo giovanile sembrano suscitare meno interesse il Lotto e le lotterie nazionali tipo la Lotteria Italia.
(Adnkronos)
www.autostima.net
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Il riposo del guerriero.
Quasi Poker
Adesso ho scoperto perchè la Birba continua a leggere e vince quasi sempre.
Studio Universitario Definisce il Poker Gioco d'Abilità
2008-03-26Amy Calistri
In un gioco di fortuna, istruzioni e strategia sono immateriali. Questa è stata la premessa che ha guidato Michael Dedonno ed il Dott. Douglas K. Detterman al processo che li ha portati a definire il poker come gioco d'abilità. La loro ricerca recentemente pubblicata sul Gambling Law Review, significativamente intitolata "Poker is Skill," riporta dettagliatamente il processo ed i risultati di esperimenti condotti alla Case Western Reserve University al fine di determinare se si tratta di un gioco di abilità o fortuna. Il titolo prescelto per la pubblicazione non lascia spazio a dubbi sul risultato finale. In ognuno degli studi, a due gruppi di inesperti giocatori di poker venivano
insegnate nel dettaglio tutte le regole del gioco del poker. Ogni membro del gruppo veniva quindi messo alla prova in partite simulate contro un software chiamato Wilson's Texas Hold'em. Alla conclusione delle sfide, i due gruppi avevano generato risultati statisticamente identici. Dopo un numero prestabilito di mani, uno dei due gruppo di giocatori ha ricevuto lezioni di gioco avanzate che insegnavano il valore delle starting hands, l'importanza di fare attenzione allo svilupparsi dell'azione e l'introduzione del concetto di giocare poche mani. Nel primo studio, che ha usato un totale di 200 mani giocate, il gruppo educato a livello avanzato ha fatto statisticamente molto meglio del gruppo di controllo che pur conoscendo dettagliatamente tutte le regole del gioco e vantando la stessa esperienza del primo gruppo, non disponeva di basi tattico-strategiche. Per incrementare l'affidabilità del test, i due studiosi hanno effettuato una seconda prova questa volta basata su un campione di 720 mani offrendo un premio quale incentivo per ottimizzare l'impegno dei giocatori. Ancora una volta il gruppo di studio è stato sottoposto ad un corso che approfondiva nozioni strategiche e matematiche quali il concetto di of outs, tattiche di gioco pre-flop, al flop, al turn ed al river. Ancora una volta il gruppo di studio ha ampiamente superato il gruppo di controllo in quanto a risultati. Questa volta il più elevato numero di mani giocate garantiva, inoltre, una maggiore veridicità del risultato. La differenza fondamentale riscontrata tra i due gruppi, al termine dei corsi di strategia e teoria, è stata nel numero di mani giocate che si è dimostrato essere molto inferiore tra i membri del gruppo istruito. Da rilevare che nessuno dei due gruppi è risuscito a chiudere le sessioni di gioco in positivo, ma il gruppo di controllo (quello non educato) ha subito perdite straordinariamente superiori a quelle del gruppo che aveva goduto dei corsi di strategia. Nella conclusione del loro saggio, DeDonno e Detterman affermano che "la ragione per cui il poker viene ritenuto un gioco di fortuna risiede nel fatto che l'affidabilità di ogni breve sessione è bassa." Hanno inoltre notato che il secondo studio di 720 mani, simulando approssimativamente 30 ore di gioco in casinò aveva dimostrato un'affidabilità superiore. Concludono quindi affermando che, "la fortuna (la componente aleatoria) inganna l'osservatore che non riesce a vedere il poker qual è in realtà: un gioco d'abilità. Ciò nonostante, come dimostra questo studio, l'abilità è un fattore determinante sul lungo termine."
Adesso mi metterò a studiare seriamente la strategia
Bag Wan Om Prana
La Birba
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Odio essere spazzolato!
Secret Admirer il mio cuginetto Inglese
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MI PORTI A CASA?
SONO DIVENTATO LA MASCOTTE DEL "TEXAS HOLD'EM PARMA"
Avendo concesso la mia immagine per promuovere il "TEXAS HOLD'EM PARMA" , sono stato nominato mascotte del Club.
Questo mi darà la possibilità di partecipare a tutti i Free Roll che verranno organizzati tramite questo Blog e il Sito www.pokerparma.it .
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IL LOGO DEL MIO CLUB
"TEXAS HOLD'EM PARMA"
POKER MADNESS PARMA
PALLINA NERA
DAKOTA BLACK MAGIC " THE POKER COCKER" VI DA IL BENVENUTO NEL SUO BLOG
Per adesso mi stò allenando on line e a casa con la Birba che è una miciona tigrata di 7 Kg. che vive purtroppo con me.
La Birba ha un lieve difetto non le piace perdere, le poche volte che riesco a vincere contro di lei, mi riempie di botte e di graffi alla faccia del fair play e del gioco sportivo.
Come se non bastasse la mia padrona Cristina mi trascina spesso a delle mostre canine e mi tocca sfilare nel ring, con il pelo tutto spazzolato, lavato e pettinato.
Detto tra noi odio lo shampo, i pettini, le forbici e le spazzole grr!
La Birba ha un lieve difetto non le piace perdere, le poche volte che riesco a vincere contro di lei, mi riempie di botte e di graffi alla faccia del fair play e del gioco sportivo.
Come se non bastasse la mia padrona Cristina mi trascina spesso a delle mostre canine e mi tocca sfilare nel ring, con il pelo tutto spazzolato, lavato e pettinato.
Detto tra noi odio lo shampo, i pettini, le forbici e le spazzole grr!
TITAN POKER
RICORDI DI GIOVENTU'
sabato 19 luglio 2008
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